venerdì 24 febbraio 2012

DESIDERIO AVVERATO

Vorrei vederti sorridere di nuovo
Vorrei vederti scherzare di nuovo
Vorrei vederti felice accanto a me
Vorrei sentire di nuovo la tua mano
                                    nella mia
Vorrei sentire ancora le tue mani
                                   fra le mie
Vorrei sentire il calore della tua pelle
                        la dolcezza del tuo
                        respiro sul mio collo
Vorrei sentire ancora le tue mani
                      fra i miei capelli
Vorrei sentirmi di nuovo al sicuro
                         con te
                         e te
                         sicuro di me


23/2/2012




   

giovedì 23 febbraio 2012

La ragazza che mi insegnò a vivere


*********** QUESTO E' UN RACCONTO DI PURA INVENZIONE, 
FATTI E AVVENIMENTI DESCRITTI 
NON HANNO NIENTE A CHE FARE CON PERSONE DEL MONDO REALE ********



La mia vita da che io ricordi è sempre stata un incubo: dalla mia nascita fino ai sedici anni non ho mai avuto veri amici; ero sempre sola, triste e giù di corda. Così depressa che tentai anche di uccidermi.
A scuola ero considerata solo una secchiona, una povera bruttina con gli occhiali che pensava esclusivamente a studiare e prendere bei voti, una a cui chiedere di fare i compiti al posto proprio per passare il pomeriggio al parco con gli amici.
Mi sono mancati quegli amici, i pomeriggi al sole pieni di gioia e sorrisi: ero felice quando pioveva perché la pioggia e l'oscurità rispecchiavano ciò che c'era nel mio cuore in quei momenti: versavo lacrime amare dopo ogni giornata di scuola, dove subivo le peggiori angherie; ridacchiavano, bisbigliavano ogni volta che passavo loro davanti, ripetevano in tono derisorio le domande che ponevo ai professori o ciò che commentavo durante le lezioni. non sono mai riuscita a capire il perché di tanto accanimento nei miei confronti!! D'altronde non avevo fatto nulla di male se non studiare.
Gli unici amici con cui mi sfogavo erano il mio cane e il mio gatto: erano tutto ciò che avevo.
Alcuni di voi si chiederanno perché non parlassi con i miei genitori, beh a volte capita che la vita ti faccia dei tiri mancini e tu non puoi fare altro che accettare e andare avanti, non ho mai capito se fossero morti o mi avessero abbandonata, ho sempre vissuto con una coppia che consideravo i miei zii, ma tra loro purtroppo non correva buon sangue lei lavorava moltissimo per mantenere la famiglia e lui beh tornava sempre a casa a notte fonda e puzzava di alcool: non erano dei gran genitori e tra loro non correva buon sangue, infatti, divorziarono quando io avevo circa sedici anni.
Non potendo più badare a me mia zia mi affidò ai servizi sociali e il tribunale decise di mandarmi in una famiglia dall'altra parte della nazione e cosi da uno squallido quartiere di periferia di San Francisco io Tabby e Pepsi traslocammo nel New England presso una famiglia amorevole, i Jackson.
Ero contenta di iniziare una nuova vita, l'assistente sociale mi aveva detto che mi sarei trovata bene e che la famiglia che mi avrebbe accolta non vedeva l'ora di conoscermi: avevano due figlie la minore (un anno più grande di me) si chiamava Jane la maggiore, che andava al college non viveva in casa, si chiamava Maggie. 
Jane non mi accolse a braccia aperte anzi fece di tutto per complicare il mio trasferimento e il mio insediamento nella nuova casa e soprattutto nella nuova scuola. Distrusse in pochi giorni ogni mia speranza di cominciare da zero.
I signori Jackson erano amorevoli, sapendo che il mio compleanno era vicino decisero di organizzare una festa a sorpresa alla quale invitare un po' di ragazzi e ragazze della scuola per far si che mi conoscessero e diventassero miei amici: ovviamente io lo venni a sapere da Jane che tentò fino all'ultimo di sabotare la festa addirittura dicendomelo prima ed evitando che si presentassero invitati.
A me non importava molto dei suoi tiri mancini ero contenta perché avrei finalmente conosciuto Maggie: fu una sorpresa perché senza saperlo la conobbi qualche giorno prima in un caffè nel quartiere il vicino a casa, era bellissima; alta, snella capelli scuri e occhi verdi, la dolcezza e la comprensione fatta a persona. Chiacchierammo tanto e le raccontai la mia vita a San Francisco e le mie speranze distrutte da Jane. Lei mi capiva, sapeva cosa volesse dire impegnarsi negli studi ed essere derisa per questo: era la prima del suo corso, capo del comitato studentesco al college e aveva vinto numerosi premi scientifici sapeva esattamente come mi sentivo. fu la mia prima vera amica, purtroppo il destino si accanì di nuovo contro di me...
La mattina del mio compleanno arrivò, mi svegliai, mi guardai allo specchio e mi dissi come ogni anno "beh un anno in più e non sono cambiata di una virgola" mi vestii salutai la signora Jackson presa dalle pulizie e uscii. Era una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo ed io avevo un appuntamento al parco con Maggie ma lei non si presentò, l'aspettai un paio d'ore ma non la vidi arrivare, delusa me ne tornai a casa. 
Quando arrivai trovai (come del resto già sapevo) tutte le luci spente, tempo di chiudere la porta accendere la luce e fui travolta da un coro di SORPRESA rimasi sorpresa non tanto dalla festa ma nel notare che la figlia maggiore dei Jackson altro non era la ragazza con cui avevo passato gli ultimi giorni. Felice della mia sorpresa mi godetti la festa e Maggie fece di tutti per far si che mi rappacificassi con Jane e ci riuscì; fermandosi più del previsto perse il treno e il signor Jackson le lasciò la macchina.
Era scoppiato un brutto temporale e quattro ore dopo la sua partenza Maggie ancora non aveva chiamato, il signor Jackson accese la TV e sul canale regionale c'era la notizia di un grave incidente che aveva bloccato la statale est in direzione del college, dalle immagini i genitori di Maggie sembrarono riconoscere la loro macchina accartocciata... presi dall'angoscia presero il telefono per chiamare la polizia, ma non appena iniziò squillare qualcuno suonò il campanello...
Ho ricordi molto confusi di quella sera e di ciò che avvenne dopo, la signora Jackson fu colta da un malore improvviso e fu ricoverata in ospedale, Jane diventò ancora più spietata nei miei confronti incolpandomi della morte della sorella, il signor Jackson si chiuse nel silenzio e nell'alcool. Non so cosa mi spinse a farlo; forse la disperazione della mia solitudine, l'aver perso l'unica amica che avevo, l'affetto dei genitori che non avevo mai provato prima. Tentai più volte di evitare quella sensazione di essere STATA la causa di tutti quei mali, il dolore, la morte... alla fine cedetti al tormento e un mese dopo in una notte di pioggia una delle tante mi chiusi in bagno e tentai di uccidermi (non voglio scendere troppo nel dettaglio è molto doloroso per me parlarne).
Non so bene cosa accadde dopo ma volevo a tutti i costi lasciarmi andare, la mia vita non aveva mai avuto un senso, avevo solo sofferto e causato sofferenza altrimenti perché tutto il mondo mi odiava cosi tanto? Vedevo un via vai di persone intorno al mio letto, piangevano, leggevano, parlavano con me. persino Jane sembrava realmente afflitta! Non avevo intenzione di restare volevo andarmene per sempre.
Una notte però accadde qualcosa di strano, sognai Maggie, era venuta da me, bellissima come sempre camminava verso di me, mi disse di stare bene e che ora la sua famiglia aveva bisogno di me che me li affidava, mi baciò e abbracciò e svanì. 
La mattina dopo mi risvegliai e iniziai a riprendermi, qualche settimana e fui dimessa.
Maggie cambiò la mia vita, fu un'amica, una confidente, una sorella. in così poco tempo mi diede tanto, diventai adulta imparando ad essere me stessa senza vergognarmene e senza paura alcuna.


febbraio  2002 






mercoledì 15 febbraio 2012

la leggenda del fantasma del vecchio maniero

     In un castello lontano viveva una fanciulla solitaria, bella, la più bella fra tutte. Era una principessa e suo padre, re di quelle terre desolate faceva leva sulla sua bellezza cercando di maritarla a sovrani e principi di regni vicini e lontani per aumentare le proprie ricchezze.
Non molto lontano esisteva un altro regno governato da un re rimasto vedovo con un figlio, anche costui voleva maritare il proprio erede per interesse economico e venendo a conoscenza che il sovrano vicino aveva le stesse intenzioni e che sua figlia fosse la più bella fra tutte decise di stringere alleanza con un matrimonio.
    I due re mossi dall'avarizia non capivano di essere la causa della sofferenza dei propri figli che angosciati da tale decisione decisero di fuggire ognuno per la sua strada, senza incontrarsi o vedersi nemmeno una volta.
La principessa accompagnata da un'ancella trovò rifugio in un vecchio maniero abbandonato, luogo in cui aveva passato le migliori estati quando era bambina: dopo qualche giorno, una sera, si presentò alla porta un giovane alto, robusto, dagli occhi castani ed i capelli neri, era stanco, affamato ed in cerca di rifugio.
    Le due fanciulle lo accolsero e vedendo che era un ragazzo a modo decisero di farlo restare con loro; entrambe simpatizzavano per lui ma il ragazzo, che in realtà era il principe del regno vicino, fu subito attratto dalla principessa: dai lineamenti del suo viso, dai suoi capelli rossi, il suo sguardo ammaliatore; la ragazza più bella che avesse mai visto.
Anche l'ancella si era invaghita del giovane e non sapendo che questi fosse il principe e vedendo che la principessa stava avendo la meglio nel conquistare l'interesse di lui decise di rovinare quell'idillio e chiamò le guardie del re. La principessa affranta si arrese al suo triste destino, disse addio al giovane e tornò da suo padre ed alle sue nozze: il principe, rimasto solo con l'ancella ne respinse i sentimenti dicendosi morto nell'anima e nel cuore e decise quindi di tornare anche lui al suo castello, da suo padre ed al suo matrimonio.
      Il giorno dell nozze arrivò e quando il principe vide entrare la sposa e togliersi il velo dal viso rimase sorpreso e quasi svenne per la gioia: era lei, davanti a lui, la fanciulla tanto amata nel vecchio maniero.
I due si sposarono ed iniziarono a vivere la loro vita insieme, felici che il destino li avesse riuniti.
Tutti nel regno condividevano quella gioia eccetto l'ancella; costei tornata al suo posto a fianco alla principessa covava un profondo risentimento verso il principe che l'aveva respinta ma non potendo sopportare la vista di tale felicità che le era stata negata.decise di vendicare il suo cuore affranto.
         Con l'intento di scatenare una lite tra i due re, l'ancella andò dal suo padrone confidandogli che il rivale gli avesse dato meno denaro di quanto gli spettasse e cosi fece con il padre del principe: tra i due avari scoppiò una guerra che vide coinvolti tutti i giovani cavalieri del regno, sposo compreso.
        Il giovane, per paura di perdere la sua amata di nuovo le chiese di nascondersi nel vecchio maniero e di coprirsi il volto con un velo in modo da tenere celata la propria identità e restare cosi al sicuro: intanto lui si sarebbe recato dai due re e avrebbe cercato di farli rappacificare.
Fortunatamente vi riuscì, scrisse una lettere all'amata in cui le diceva che sarebbe potuta tornare a casa ma l'ancella che aveva architettato un altro piano malvagio prese la lettera e la bruciò senza farla vedere alla giovane sposa e  scrisse in risposta al giovane che la sua amata moglie si era gravemente ammalata e che lui doveva correre al suo capezzale: il principe corse subito al vecchio castello e non appena scese da cavallo incontrò l'ancella; costei gli disse che la sua amata era spirata poc'anzi e che non c'era stato nulla da fare per lei. Il principe paralizzato dal dolore abbracciò l'ancella ed iniziò a piangere disperato: lei senza indugiare prese un pugnale tempestato di diamanti e smeraldi e glielo conficcò dritto nel cuore e poi si uccise.
La principessa allarmata da tale baccano corse fuori trovando il suo amato in fin di vita, sconvolta dal dolore e travolta dalle lacrime lo baciò un ultima volta ed in quel momento egli spirò tra le sue braccia.
La fanciulla non fece mai ritorno al suo castello, rimase li, senza mai togliersi il velo dal volto, nessuno seppe più nulla di lei e della sua sorte si dice che morì poco dopo e che da allora il suo spirito vaghi per il vecchio maniero alla ricerca del suo amato perduto, qualcuno afferma di aver sentito il suo pianto disperato ma nessuno l'ha più vista da allora.

2003





giovedì 2 febbraio 2012

COMUNICAZIONE AI LETTORI

Cari lettori e colleghi bloggers,
questo blog è nato con lo scopo di dare sfogo alla mia passione che per troppi anni è stata sepolta dall'imbarazzo e dalla timidezza.
Ora ho deciso di superare tutto questo e crescere perciò continuerò a postare tutto ciò che la mia immaginazione mi permetterà di scrivere.


grazie a tutti voi che passate a trovare il modern pamphlet :)

I QUATTRO ELEMENTI

ACQUA 

Se fossi l'acqua 
colorerei 
i volti delle persone 
di allegria e felicità.

ARIA


Se fossi l'aria 
trasporterei il profumo dell'universo
in tutto il mondo 
portando con me la pace e l'amore.

TERRA


Se fossi la terra 
permetterei a tutti i bambini di giocare su di me 
in allegria .

FUOCO


Se fossi forte come il fuoco 
scoppietterei allegramente
in ogni falò
in ogni camino 
in ogni dove
per unire molti intorno a me 
  se fossi anche soltanto uno di questi elementi
cambierei il mondo
farei sparire il male 
permettendo agli uomini di vivere 
pacificamente e serenamente
per l'eternità.



2002



ODETTE

Continuo a sperare,
ho ancora fiducia.


E' come scivolare in un 
abisso profondo.


la costrizione della mia condizione
essere cosi
non poter parlare 
essere libera ..


Tanto tempo è passato 
la luce si è spenta 
come la mia vitalità.


Continuo a sperare 
la mia fiducia in lui è ancora forte 
ma eccolo li,
Lui,
mi guarda da lontano
se vincerà sarà tutto finito 
e forse è questo ciò che voglio
che tutto questo finisca 
                             per sempre. 

                                                                                                       2002 

(riflessioni di Odette- poesia ispirata all'opera IL LAGO DEI CIGNI)



mercoledì 1 febbraio 2012

ONDE E SOLITUDINE



Il tuo sguardo scrutatore, 
i tuoi occhi, 
le tue labbra,
le tua voce, 
le tue parole...


Ho bisogno di vederti ancora una volta,
di sentirti parlare...
Il ricordo di quel desiderio, 
forte
di avvicinarmi a te
e toccare il tuo viso,
sfiorandolo...


I tuoi occhi brillavano come stelle,
la tua voce così calda e tranquilla
era suadente ed ammaliante 
come le onde del mare;
richiamavi il loro ritmo lento e costante. 


Quei pochi attimi passati insieme 
hanno creato un tale scompiglio 
nel mio cuore,
nella mia anima.


Ma il ricordo oramai è lontano 
come lo sei te;
si sgretola,
sempre più velocemente lasciandomi in un mare nero di oblio 
                                                                                e solitudine.


agosto 2011