giovedì 23 febbraio 2012

La ragazza che mi insegnò a vivere


*********** QUESTO E' UN RACCONTO DI PURA INVENZIONE, 
FATTI E AVVENIMENTI DESCRITTI 
NON HANNO NIENTE A CHE FARE CON PERSONE DEL MONDO REALE ********



La mia vita da che io ricordi è sempre stata un incubo: dalla mia nascita fino ai sedici anni non ho mai avuto veri amici; ero sempre sola, triste e giù di corda. Così depressa che tentai anche di uccidermi.
A scuola ero considerata solo una secchiona, una povera bruttina con gli occhiali che pensava esclusivamente a studiare e prendere bei voti, una a cui chiedere di fare i compiti al posto proprio per passare il pomeriggio al parco con gli amici.
Mi sono mancati quegli amici, i pomeriggi al sole pieni di gioia e sorrisi: ero felice quando pioveva perché la pioggia e l'oscurità rispecchiavano ciò che c'era nel mio cuore in quei momenti: versavo lacrime amare dopo ogni giornata di scuola, dove subivo le peggiori angherie; ridacchiavano, bisbigliavano ogni volta che passavo loro davanti, ripetevano in tono derisorio le domande che ponevo ai professori o ciò che commentavo durante le lezioni. non sono mai riuscita a capire il perché di tanto accanimento nei miei confronti!! D'altronde non avevo fatto nulla di male se non studiare.
Gli unici amici con cui mi sfogavo erano il mio cane e il mio gatto: erano tutto ciò che avevo.
Alcuni di voi si chiederanno perché non parlassi con i miei genitori, beh a volte capita che la vita ti faccia dei tiri mancini e tu non puoi fare altro che accettare e andare avanti, non ho mai capito se fossero morti o mi avessero abbandonata, ho sempre vissuto con una coppia che consideravo i miei zii, ma tra loro purtroppo non correva buon sangue lei lavorava moltissimo per mantenere la famiglia e lui beh tornava sempre a casa a notte fonda e puzzava di alcool: non erano dei gran genitori e tra loro non correva buon sangue, infatti, divorziarono quando io avevo circa sedici anni.
Non potendo più badare a me mia zia mi affidò ai servizi sociali e il tribunale decise di mandarmi in una famiglia dall'altra parte della nazione e cosi da uno squallido quartiere di periferia di San Francisco io Tabby e Pepsi traslocammo nel New England presso una famiglia amorevole, i Jackson.
Ero contenta di iniziare una nuova vita, l'assistente sociale mi aveva detto che mi sarei trovata bene e che la famiglia che mi avrebbe accolta non vedeva l'ora di conoscermi: avevano due figlie la minore (un anno più grande di me) si chiamava Jane la maggiore, che andava al college non viveva in casa, si chiamava Maggie. 
Jane non mi accolse a braccia aperte anzi fece di tutto per complicare il mio trasferimento e il mio insediamento nella nuova casa e soprattutto nella nuova scuola. Distrusse in pochi giorni ogni mia speranza di cominciare da zero.
I signori Jackson erano amorevoli, sapendo che il mio compleanno era vicino decisero di organizzare una festa a sorpresa alla quale invitare un po' di ragazzi e ragazze della scuola per far si che mi conoscessero e diventassero miei amici: ovviamente io lo venni a sapere da Jane che tentò fino all'ultimo di sabotare la festa addirittura dicendomelo prima ed evitando che si presentassero invitati.
A me non importava molto dei suoi tiri mancini ero contenta perché avrei finalmente conosciuto Maggie: fu una sorpresa perché senza saperlo la conobbi qualche giorno prima in un caffè nel quartiere il vicino a casa, era bellissima; alta, snella capelli scuri e occhi verdi, la dolcezza e la comprensione fatta a persona. Chiacchierammo tanto e le raccontai la mia vita a San Francisco e le mie speranze distrutte da Jane. Lei mi capiva, sapeva cosa volesse dire impegnarsi negli studi ed essere derisa per questo: era la prima del suo corso, capo del comitato studentesco al college e aveva vinto numerosi premi scientifici sapeva esattamente come mi sentivo. fu la mia prima vera amica, purtroppo il destino si accanì di nuovo contro di me...
La mattina del mio compleanno arrivò, mi svegliai, mi guardai allo specchio e mi dissi come ogni anno "beh un anno in più e non sono cambiata di una virgola" mi vestii salutai la signora Jackson presa dalle pulizie e uscii. Era una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo ed io avevo un appuntamento al parco con Maggie ma lei non si presentò, l'aspettai un paio d'ore ma non la vidi arrivare, delusa me ne tornai a casa. 
Quando arrivai trovai (come del resto già sapevo) tutte le luci spente, tempo di chiudere la porta accendere la luce e fui travolta da un coro di SORPRESA rimasi sorpresa non tanto dalla festa ma nel notare che la figlia maggiore dei Jackson altro non era la ragazza con cui avevo passato gli ultimi giorni. Felice della mia sorpresa mi godetti la festa e Maggie fece di tutti per far si che mi rappacificassi con Jane e ci riuscì; fermandosi più del previsto perse il treno e il signor Jackson le lasciò la macchina.
Era scoppiato un brutto temporale e quattro ore dopo la sua partenza Maggie ancora non aveva chiamato, il signor Jackson accese la TV e sul canale regionale c'era la notizia di un grave incidente che aveva bloccato la statale est in direzione del college, dalle immagini i genitori di Maggie sembrarono riconoscere la loro macchina accartocciata... presi dall'angoscia presero il telefono per chiamare la polizia, ma non appena iniziò squillare qualcuno suonò il campanello...
Ho ricordi molto confusi di quella sera e di ciò che avvenne dopo, la signora Jackson fu colta da un malore improvviso e fu ricoverata in ospedale, Jane diventò ancora più spietata nei miei confronti incolpandomi della morte della sorella, il signor Jackson si chiuse nel silenzio e nell'alcool. Non so cosa mi spinse a farlo; forse la disperazione della mia solitudine, l'aver perso l'unica amica che avevo, l'affetto dei genitori che non avevo mai provato prima. Tentai più volte di evitare quella sensazione di essere STATA la causa di tutti quei mali, il dolore, la morte... alla fine cedetti al tormento e un mese dopo in una notte di pioggia una delle tante mi chiusi in bagno e tentai di uccidermi (non voglio scendere troppo nel dettaglio è molto doloroso per me parlarne).
Non so bene cosa accadde dopo ma volevo a tutti i costi lasciarmi andare, la mia vita non aveva mai avuto un senso, avevo solo sofferto e causato sofferenza altrimenti perché tutto il mondo mi odiava cosi tanto? Vedevo un via vai di persone intorno al mio letto, piangevano, leggevano, parlavano con me. persino Jane sembrava realmente afflitta! Non avevo intenzione di restare volevo andarmene per sempre.
Una notte però accadde qualcosa di strano, sognai Maggie, era venuta da me, bellissima come sempre camminava verso di me, mi disse di stare bene e che ora la sua famiglia aveva bisogno di me che me li affidava, mi baciò e abbracciò e svanì. 
La mattina dopo mi risvegliai e iniziai a riprendermi, qualche settimana e fui dimessa.
Maggie cambiò la mia vita, fu un'amica, una confidente, una sorella. in così poco tempo mi diede tanto, diventai adulta imparando ad essere me stessa senza vergognarmene e senza paura alcuna.


febbraio  2002 






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