*********** QUESTO E' UN RACCONTO DI PURA INVENZIONE,
FATTI E AVVENIMENTI DESCRITTI
NON HANNO NIENTE A CHE FARE CON PERSONE DEL MONDO REALE ********
La mia vita da che io ricordi è sempre stata un incubo: dalla mia
nascita fino ai sedici anni non ho mai avuto veri amici; ero sempre sola,
triste e giù di corda. Così depressa che tentai anche di uccidermi.
A scuola ero
considerata solo una secchiona, una povera bruttina con gli occhiali che
pensava esclusivamente a studiare e prendere bei voti, una a cui chiedere di
fare i compiti al posto proprio per passare il pomeriggio al parco con gli
amici.
Mi sono mancati
quegli amici, i pomeriggi al sole pieni di gioia e sorrisi: ero felice quando
pioveva perché la pioggia e l'oscurità rispecchiavano ciò che c'era
nel mio cuore in quei momenti: versavo lacrime amare dopo ogni giornata di scuola,
dove subivo le peggiori angherie; ridacchiavano, bisbigliavano ogni
volta che passavo loro davanti, ripetevano in tono derisorio le domande che
ponevo ai professori o ciò che commentavo durante le lezioni. non sono mai
riuscita a capire il perché di tanto accanimento nei miei confronti!!
D'altronde non avevo fatto nulla di male se non studiare.
Gli unici amici con cui mi sfogavo erano il mio cane e il mio
gatto: erano tutto ciò che avevo.
Alcuni di voi si chiederanno perché non parlassi con i
miei genitori, beh a volte capita che la vita ti faccia dei tiri mancini e tu
non puoi fare altro che accettare e andare avanti, non ho mai capito se fossero
morti o mi avessero abbandonata, ho sempre vissuto con una coppia che
consideravo i miei zii, ma tra loro purtroppo non correva buon sangue lei
lavorava moltissimo per mantenere la famiglia e lui beh tornava sempre a casa a
notte fonda e puzzava di alcool: non erano dei gran genitori e tra loro non
correva buon sangue, infatti, divorziarono quando io avevo circa sedici anni.
Non potendo più
badare a me mia zia mi affidò ai servizi sociali e il tribunale decise di
mandarmi in una famiglia dall'altra parte della nazione e cosi da uno squallido
quartiere di periferia di San Francisco io Tabby e Pepsi traslocammo nel New
England presso una famiglia amorevole, i Jackson.
Ero contenta di
iniziare una nuova vita, l'assistente sociale mi aveva detto che mi sarei
trovata bene e che la famiglia che mi avrebbe accolta non vedeva l'ora di
conoscermi: avevano due figlie la minore (un anno più grande di me) si chiamava
Jane la maggiore, che andava al college non viveva in casa, si chiamava
Maggie.
Jane non mi
accolse a braccia aperte anzi fece di tutto per complicare il mio trasferimento
e il mio insediamento nella nuova casa e soprattutto nella nuova scuola.
Distrusse in pochi giorni ogni mia speranza di cominciare da zero.
I signori Jackson
erano amorevoli, sapendo che il mio compleanno era vicino decisero di
organizzare una festa a sorpresa alla quale invitare un po' di ragazzi e
ragazze della scuola per far si che mi conoscessero e diventassero miei amici:
ovviamente io lo venni a sapere da Jane che tentò fino all'ultimo di sabotare
la festa addirittura dicendomelo prima ed evitando che si presentassero
invitati.
A me non importava
molto dei suoi tiri mancini ero contenta perché avrei finalmente
conosciuto Maggie: fu una sorpresa perché senza saperlo la conobbi
qualche giorno prima in un caffè nel quartiere il vicino a casa, era
bellissima; alta, snella capelli scuri e occhi verdi, la dolcezza e la
comprensione fatta a persona. Chiacchierammo tanto e le raccontai la mia vita a
San Francisco e le mie speranze distrutte da Jane. Lei mi capiva, sapeva cosa
volesse dire impegnarsi negli studi ed essere derisa per questo: era la prima
del suo corso, capo del comitato studentesco al college e aveva vinto numerosi
premi scientifici sapeva esattamente come mi sentivo. fu la mia prima vera
amica, purtroppo il destino si accanì di nuovo contro di me...
La mattina del mio
compleanno arrivò, mi svegliai, mi guardai allo specchio e mi dissi come ogni
anno "beh un anno in più e non sono cambiata di una virgola" mi
vestii salutai la signora Jackson presa dalle pulizie e uscii. Era una bella
giornata, il sole splendeva alto nel cielo ed io avevo un appuntamento al parco
con Maggie ma lei non si presentò, l'aspettai un paio d'ore ma non la vidi
arrivare, delusa me ne tornai a casa.
Quando arrivai
trovai (come del resto già sapevo) tutte le luci spente, tempo di chiudere la
porta accendere la luce e fui travolta da un coro di SORPRESA rimasi
sorpresa non tanto dalla festa ma nel notare che la figlia maggiore dei Jackson
altro non era la ragazza con cui avevo passato gli ultimi giorni. Felice della
mia sorpresa mi godetti la festa e Maggie fece di tutti per far si
che mi rappacificassi con Jane e ci riuscì; fermandosi più del
previsto perse il treno e il signor Jackson le lasciò la macchina.
Era scoppiato un
brutto temporale e quattro ore dopo la sua partenza Maggie ancora non aveva chiamato,
il signor Jackson accese la TV e sul canale regionale c'era la
notizia di un grave incidente che aveva bloccato la statale est in direzione
del college, dalle immagini i genitori di Maggie sembrarono riconoscere la loro
macchina accartocciata... presi dall'angoscia presero il telefono per chiamare
la polizia, ma non appena iniziò squillare qualcuno suonò il campanello...
Ho ricordi molto
confusi di quella sera e di ciò che avvenne dopo, la signora Jackson fu colta
da un malore improvviso e fu ricoverata in ospedale, Jane diventò ancora più
spietata nei miei confronti incolpandomi della morte della sorella, il signor
Jackson si chiuse nel silenzio e nell'alcool. Non so cosa mi spinse a farlo;
forse la disperazione della mia solitudine, l'aver perso l'unica amica che
avevo, l'affetto dei genitori che non avevo mai provato prima. Tentai più volte
di evitare quella sensazione di essere STATA la causa di tutti quei mali, il
dolore, la morte... alla fine cedetti al tormento e un mese dopo in una notte
di pioggia una delle tante mi chiusi in bagno e tentai di uccidermi (non voglio
scendere troppo nel dettaglio è molto doloroso per me parlarne).
Non so bene cosa
accadde dopo ma volevo a tutti i costi lasciarmi andare, la mia vita non aveva
mai avuto un senso, avevo solo sofferto e causato sofferenza
altrimenti perché tutto il mondo mi odiava cosi tanto? Vedevo un via
vai di persone intorno al mio letto, piangevano, leggevano, parlavano con me.
persino Jane sembrava realmente afflitta! Non avevo intenzione di restare
volevo andarmene per sempre.
Una notte però
accadde qualcosa di strano, sognai Maggie, era venuta da me, bellissima come
sempre camminava verso di me, mi disse di stare bene e che ora la sua famiglia
aveva bisogno di me che me li affidava, mi baciò e abbracciò e svanì.
La mattina dopo mi
risvegliai e iniziai a riprendermi, qualche settimana e fui dimessa.
Maggie cambiò la
mia vita, fu un'amica, una confidente, una sorella. in così poco tempo mi diede
tanto, diventai adulta imparando ad essere me stessa senza vergognarmene e
senza paura alcuna.
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